La mia parte maschile

Quanto influiscono i nostri moti interiori sulla nostra vita esterna? Molto di più di quello che si pensa, secondo me. Mi vengono in mente ad esempio quelle volte che qualche ragazza, inaspettatamente, ci ha provato con me, pur lei essendo notoriamente etero e anche molto carina; o tutte quelle volte che un uomo si è messo in competizione con me, senza che ne capissi bene i motivi, o quelle volte ( molte ) in cui sono stata lasciata per una tizia più bruttina e insignificante di me ma che aveva il “pregio” di essere molto più docile e passiva e molto meno intraprendente; non parlo di sesso ma in generale, nella vita. O anche ripenso a tutte le volte che mi è stato imputato di non riuscire a farmi una famiglia ( un obiettivo principe in un paese moralista e cattolico come il nostro ), che mi è stato domandato se non sentissi così forte il senso materno e l’ esigenza di avere dei figli. Beh, in effetti non è che mi sarebbe dispiaciuto, desideravo che mi nascessero figli sani e belli ( perché questo ti garantisce quasi al 100% la felicità nel nostro mondo ) e che potessi crescerli in un ambiente familiare equilibrato. E quest’ ultimo obiettivo non sarebbe stato possibile, visto i tizi che erano disposti a fare figli con me. Ma devo anche dire che il fatto di diventare madre non è mai stata una mia priorità, ben che meno quella di diventare moglie. E chi mi stava intorno si chiedeva con stupore perché, a differenza di molte altre, la mia vita mi andasse benissimo anche così, da single impenitente libera e selvatica. Ripenso anche a tutte quelle infinite volte che si sono proposti a me uomini dall’ indole estremamente docile, sottomessa e remissiva. Uomini che non mi hanno mai interessato come partner, avendo io una propensione a preferire tratti maschili dominanti e antisociali. Ma, se solo avessi approfittato della situazione, avrei potuto ottenere dai miei devoti la loro fedeltà eterna e incondizionata e l’essere trattata da vera Regina.

Con il tempo ho capito che quelle ragazze che mi approcciavano e quegli uomini remissivi e passivi che tanto mi bramavano ( e i quali altro non erano che tizi che amavano essere femminilizzati ) probabilmente vedevano in me ciò che io stessa non riuscivo a scorgere: la mia parte maschile.

Si, ho capito che dentro di me c’è sempre stata una fortissima componente maschile, che di fatto ha prevalso sulla mia parte femminile. Oserei dire anzi che in effetti sarei dovuta nascere uomo e che mi sono ritrovata ( o meglio, ritrovato ) nel corpo di una donna per puro errore. Se fossi nata uomo, avrei potuto esprimere al meglio la mia personalità e il mio potenziale, senza giudizi esterni e senza condizionamenti. Tutto ciò che da donna mi procurava disapprovazione, in quanto uomo mi avrebbe invece portato ammirazione, apprezzamento, status e anche successo lavorativo ed economico. E invece… niente. Ho dovuto accontentarmi di essere una sorta di Giovanna D’ Arco in chiave moderna che lotta costantemente contro i pregiudizi di una società ancora fondamentalmente patriarcale. Anche se comunque mi diverte il riuscire a stupire ( e spesso anche a scandalizzare ) chi ho davanti, la cui espressione chiaramente dice “Non avrei mai pensato che tu riuscissi a farlo/dirlo/concepirlo visto che non hai il cazzo”. Si, non ce l’ ho, ahimè ( se non indossando una cintura fallica ). Ma c’è anche da dire che il pene lo si può avere anche nella testa ( non parlo delle teste di minchia, seppur così diffuse ), e forse essere maschi nella testa, prima ancora che nelle mutande, è ancora più determinante nello sviluppo della personalità e nelle scelte di vita.

Cosa ho voluto esprimere con questo articolo? Che tutti noi dobbiamo tener conto di chi siamo VERAMENTE, di chi siamo NELLA NOSTRA ANIMA prima ancora che sui documenti anagrafici, e che le nostre decisioni e le nostre azioni devono corrispondere a quello che è il nostro temperamento, la nostra natura autentica, senza che questo debba comportare un senso di colpa nel caso in cui non ci adeguiamo alla massa, alla cultura imperante, alle convenzioni previste per il nostro ruolo di genere.

Se siete uomini non mascolini non sentitevi in difetto. Altresì, non dovete sentirvici se, pur essendo donne, non siete delle amebe che mirano unicamente a trovare il “principe azzurro” e a stirargli le camicie. Vivete secondo ciò che siete. E pazienza se gli altri ( conoscenti, familiari e parenti ) non vi capiranno. Voi dovete sentirvi bene con voi stessi/e, e questo avviene soltanto se indossate i VOSTRI panni, non quelli di qualcun altro. In quest’ ultimo caso, per quanto proverete ad adattarvi e a rispondere a certe aspettative altrui ( cosa che io ho anche provato a fare per diverso tempo ) sentirete sempre che qualcosa stona e che manca “un pezzo”. E comunque chi non vi apprezza PER CIO’ CHE SIETE, non vi apprezzerebbe comunque in ogni caso. Fidatevi.

Forse sto facendo discorsi un po’ troppo “LGBT”, o come si dice. Macchissenefrega. Il buonsenso resta buonsenso, e non ha bandiera.

Perché non mi opero e non divento uomo ? – qualcuno si chiederà a questo punto – Beh, perché dopotutto sono AFFEZIONATO a questa ragazza che mi ospita e ormai non potrei più lasciarla. Nessuno la amerà mai quanto la amo io, e voglio proteggerla, mostrarla, e ( finalmente ) valorizzarla.

Come sempre un caro saluto dalla vostra affezionatissima.

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